venerdì 29 maggio 2020

La grande fabbrica delle parole



Eccomi qui, finalmente sono tornata.
Una volta una ragazza mi ha commentato "il blog in letargo attende la tua primavera", ed è proprio così che mi sento ora: risvegliata dopo un lungo letargo. Non riposata, a dire il vero, ma con tanta voglia di ricominciare. E quale modo migliore, se non quello di parlare di una delle mie passioni?
Adesso poi ho anche un nipotino, un bellissimo bimbo biondo di due anni e mezzo che si chiama Leone e che, neanche a dirlo, anche lui adora le storie.
Per ripartire ho scelto un libro molto particolare che nasce come libro per bambini, ma è una lettura meravigliosa anche per noi adulti.
Si tratta di La grande fabbrica delle parole, nato dalla fantasia dell'autrice francese Agnès de Lestrade e dell'illustratrice argentina Valeria Docampo.

È una favola ambientata in uno strano paese, dove le persone non parlano quasi mai. Eh già, perché le parole costano e per poterle usare bisogna comprarle e inghiottirle. Alcune parole possono permettersele solo i ricchi e vengono pronunciate davvero pochissimo, chi non ha soldi può cercare le parole frugando nella spazzatura o comprare le parole quando ci sono le offerte, in primavera, ma di solito sono parole che non servono a un granché, per quello le mettono in sconto.
In questo paese parlare costa molto ed è proprio lì che c'è la grande fabbrica delle parole. 
Avete mai pensato a quanto sono davvero preziose le parole? A volte ci capita di buttarle là, senza pensare al loro reale significato o all'impatto che potrebbero avere su chi ci sta ascoltando.
Io ho sempre amato le parole e la nostra lingua è ricca di termini, ne abbiamo circa duecentomila, sono tantissime, vero?





Ma torniamo al nostro libro. In questo strano paese abita Philéas, un bambino, che con il suo retino è riuscito a catturare tre parole. Non le vuole usare a caso, perché sa che le parole sono una cosa davvero preziosa, le vuole conservare per una persona speciale.
Questa persona è Cybelle, una bambina, di cui Philéas è innamorato. Le piacerebbe dirle "Ti amo" ma non ha abbastanza soldi, perciò le sorride. 
E poi c'è Oscar. Oscar è ricco e arrogante e parla tanto, parla anche a Cybelle. Ma non sorride mai e Philéas non lo sopporta. Anche perché quando il nostro piccolo eroe sta per dire le sue preziosissime tre parole alla sua amata, arriva quello sbruffone di Oscar e dice a Cybelle un sacco di cose romantiche... 

"Deve aver speso un patrimonio!" pensa Philéas.
Cybelle continua a sorridere. E Philéas non sa a chi è rivolto quel sorriso.
Negli occhi di Oscar c'è una tale sicurezza!
"Le mie parole sono ben poca cosa" pensa Philéas.

Il libro è consigliato ai bambini dai 3 anni, ma sinceramente io lo consiglio almeno dai 5. È una storia bellissima, quasi una poesia ma la reputo un po' troppo lunga per bambini così piccoli.
Questa favola moderna ci insegna che le parole sono gemme preziose e che ci sarà sempre lo spocchioso di turno che ne dice tante sperando di fare bella figura, senza però associare a loro nessun sentimento. 
Philéas ci fa capire che quando siamo innamorati anche le parole più semplice acquistano grande valore e che l'amore non ha bisogno di tante parole.
Io credo che al giorno d'oggi sia importante insegnare ai bambini (ma anche ricordarlo a noi grandi) che le parole sono un'arma potentissima, nel bene e nel male. E il modo migliore per farlo è, secondo me, proprio con questo libro illustrato, che con grande sensibilità, con tanta dolcezza e con delle immagini che arrivano dritte al cuore, come le parole di Philéas, ci ricorda cosa conta davvero.
Ciliegia... polvere... seggiola...
E voi avete una vostra parola preferita?

sabato 22 luglio 2017

Un grande giorno di niente


In una delle mille visite in libreria ha attirato la mia attenzione questo bellissimo libro, per due motivi: per la scrittrice, Beatrice Alemagna (di cui ho parlato qui e qui) e per il titolo.
Se c'è una cosa che mi stupisce sempre è quanto spesso i miei bambini, soprattutto il più grande, mi dice "Mi sto annoiando". Ho riflettuto molto su questa cosa e mi sono accorta che molti bambini di oggi faticano a gestire "il tempo vuoto", cioè quello in cui non c'è nulla da fare. Forse perché hanno talmente tante cose tra cui scegliere che a volte decidere cosa fare è troppo difficile?
Questo libro, dal titolo Un grande giorno di niente racconta la noia in maniera semplice ed efficace.
C'è un ragazzino in vacanza con la madre nella solita casa in un giorno di pioggia. La mamma deve lavorare e la sua unica compagnia è un videogioco.
Ad un certo punto il bambino decide di uscire, sotto la pioggia e perde il suo videogioco, e adesso? Tragedia.
Da qui comincia l'avventura, fatta di piccole scoperte e ricordi preziosi, paure e imprevisti.




Leggendo questo libro ho ripensato alla mia infanzia. Alle vacanze al mare nella solita casa e ai giorni di pioggia. Alla caccia alle rane e alle gare con le lumache. Ai giochi con le amiche e alle corse sulla sabbia bagnata. Ho pensato a quanto bello era avere la possibilità di annoiarsi per potersi creare mondi immaginari e avventure del tutto simili a quelle del protagonista di questo racconto.
Perché la noia sotto sotto è libertà, quella che noi grandi non abbiamo più, a causa della mancanza di "tempo vuoto".
Penso che la prossima volta che mio figlio dirà: "Mi sto annoiando..." gli risponderò "Beato te!"


Alla fine il bimbo rientra a casa, sporco e bagnato. La mamma sta ancora scrivendo.
Poi lo vede, lo asciuga e al bimbo viene voglia di raccontarle la sua giornata.

Invece siamo rimasti a guardarci.
A guardarci e ad annusare il profumo della nostra cioccolata calda.
Nient'altro.
In quel magico, incredibile giorno di niente.

Con la poesia e la dolcezza che la contraddistingue anche nei disegni, Beatrice Alemanna mi ha conquistata per l'ennesima volta, e a conquistato anche i miei piccoli annoiati lettori, tanto che auguriamo a tutti tantissimi giorni di niente!

venerdì 23 giugno 2017

Lupo & Lupetto


Lunedì ho portato i bimbi al mare con la nonna. Ogni anno si fanno una settimana di vacanza viziati e coccolati e io mi gusto un po' di tranquillità casalinga.
In realtà quest'anno non è andata proprio così. Problemi di lavoro e contrattempi vari hanno reso la settimana un po' pesante e i cuccioli mi sono mancati di più delle altre volte.
Così mi sono tirata fuori un bel librone che abbiamo letto spesso, ricordate vero la passione di Tommy per i lupi?
Lupo & Lupetto, così si intitola il racconto, di Nadine Brun-Cosme, illustrato da Olivier Tallec ed è una storia dolcissima di accoglienza e amicizia.
Narra di un Lupo solitario che vive sotto un grande albero; un giorno compare lontano una macchia azzurra che si avvicina, è Lupetto.
Lupo ha paura che sia più grande di lui, ma quando si avvicina si rassicura.
Lupo e Lupetto si annusano, si guardano. Lupo è un po' scocciato e infastidito da questa invasione di campo, ma si stupisce del coraggio del piccolo e alla fine gli offre un po' della sua coperta e un po' della sua colazione, ma sempre con molta diffidenza. Dopo mangiato Lupo fa una passeggiata e lascia Lupetto solo, ma al suo ritorno non trova più il piccolo ospite.




Per la prima volta Lupo è preoccupato. Tutto è tornato come prima, lui solo sotto il suo albero, ma ora Lupo è triste.

Per la prima volta , quella sera,
Lupo non mangiò.
Per la prima volta, quella notte,
Lupo non dormì.
Aspettava.

Un piccolo Lupetto aveva preso un grande posto nel suo cuore.
Lupo aspetta e mentre aspetta pensa alle cose belle che potrà fare con Lupetto e a quello che potrebbe insegnargli.
Ad un tratto spunta un puntino azzurro all'orizzonte e il cuore di Lupo, per la prima volta, comincia a battere di gioia.
É una storia tenerissima che mi ricorda l'addomesticamento tra la volpe e il Piccolo Principe. Insegna la condivisione degli spazi e delle cose. 
Con disegni semplici e quasi senza dialoghi ci mostra il difficile e lento percorso dei fratelli maggiori quando si vedono invasi dai piccoli nuovi arrivi che sembra cambino tutte le abitudini ma che pian piano si fanno spazio nei loro cuoriccini. E alla fine si accorgono che nulla è cambiato, ma che ora le cose si possono fare insieme e con maggiore gioia.
Questa è stata la mia chiave di lettura, grazie ai miei bambini, ma ci si può vedere anche l'accoglienza di un amichetto, un cugino, un nuovo vicino di casa. Qualcuno di diverso che ci spaventa perché potrebbe modificare la nostra sicura tranquillità. Per poi scoprire invece che in compagnia tutto è più divertente. Come può essere attuale vero?

[Lupetto] appoggiò dolcemente la testa
sulla spalla di Lupo.
Lupo era contento.
Adesso con lui ci sarebbe stato 
sempre il piccolo.

martedì 6 giugno 2017

Assenze e presenze

Buongiorno amici lettori,
sono tornata.
É stato un periodo tosto per problemi familiari di vario tipo, ma sta finendo.
Mi scuso di cuore per la mia assenza, questo blog mi è mancato molto, ma non avevo la testa né le energie per seguirlo come avrei voluto. Ho preferito per questo prendermi una breve pausa.
Ogni cosa però ha due lati della medaglia e sta a noi riuscire a concentrarci su quello migliore. Anche se spesso non è facile.
Tra le mille corse, le notti insonni e i pianti nella doccia ci sono state anche delle cose positive.
Prima fra tutte gli amici. Quelli che mi hanno portato a fare colazione al bar nelle mattine in cui non avrei nemmeno voluto guardare fuori dalla finestra, quelli che mi mandavano giornalmente messaggini di buongiorno e lei, l'amica di sempre, che sa sempre come fare a tirarmi su, che mi ha convinta a iscrivermi ad un meraviglioso corso di scrittura.
Il GSSP (gruppo di supporto scrittori pigri) è un laboratorio di scrittura online. Nonostante il nome è tutto tranne che "pigro". È una maratona di tre mesi con esercitazioni settimanali, analisi dei testi, discussioni, interviste e moltissimo altro, tenuto da due grandissime e meravigliose persone.
Barbara Fiorio, una scrittrice amante delle fiabe, è una persona speciale, divertente e ironica e con una sensibilità fuori dal comune. Lei è la Capobranco e guida tutti noi aspiranti scrittori nel magico mondo delle parole e della grammatica (potete trovarla qui).
Insieme a Barbara c'è Margherita Trotta, redattrice attenta e capace che interviene in maniera puntuale e severa, senza risparmiare lodi e incentivi.
Mi è talmente piaciuto che ho fatto quello sul romanzo e poi mi sono fatta regalare quello di scrittura e narrazione.
Sono state esperienze uniche, dal punto di vista emotivo e mentale. Mi sono messa alla prova e divertita, ho faticato, ho pianto, ho riso e ho conosciuto delle persone speciali. Qualcuno ha detto che il GSSP è meglio di una serie di sedute di psicoterapia. Sicuramente è molto più divertente!
Ne sono uscita rinata, diversa e con un romanzo che è in parte nella mia testa, in parte nel cassetto e in parte nel computer. Spero di riuscire a farne venir fuori qualcosa di buono.
Adesso che la mia vita naviga in acque un po' più calme riprendo in mano le mie passioni e questo blog. Ho una pila di libri da raccontarvi!
Grazie a chi mi è stato vicino in questo periodo e a tutti gli scrittori pigri (Capobranco in primis) per la compagnia e il supporto e a tutti i miei piccoli lettori, a partire dai miei puffetti.
Minore di tre*
Chiara


*nel GSSP era vietato l'uso di emoticons, bisognava giustamente saper esprimere ogni cosa con la scrittura, anche un semplice cuoricino, ma i pigri, in quanto tali, sanno benissimo come aggirare un ostacolo....

sabato 3 settembre 2016

I cinque malfatti


Settembre, si ricomincia dopo il periodo delle vacanze estive.
Io rientro portandomi bellissimi ricordi del mio viaggio in Francia, dai colori, ai profumi.
Ai libri.
Del libro di cui vorrei parlare oggi è stato scritto di tutto. Si perché è un libro meraviglioso e anche perché la sua autrice (che preferisce essere definita illustratrice), Beatrice Alemagna, ha la capacità di arrivare dritta al cuore di adulti e bambini con le sue parole e ancor di più con i suoi disegni.
I cinque malfatti parla di cinque amici un po' strani. Uno è bucato, uno piegato, uno molle, uno capovolto e infine uno sbagliato. Insomma erano malfatti.



Vivevano felici nella loro casa sbilenca divertendosi a discutere su chi tra loro fosse il più malfatto.
Un giorno arrivò un tipo perfetto.
E vuole trovare una soluzione, un progetto, per questi malfatti che sbagliano tutto, ma senza prendersi molto sul serio.


Scopriamo così che i cinque amici non sono delle nullità, anzi, hanno saputo trovare dei pregi nel loro essere malfatti. Il bucato ad esempio non si arrabbia mai, perché la rabbia gli passa attraverso, il piegato raccoglie tra le sue pieghe tutti i ricordi, il capovolto vede le cose da un altro punto di vista… Insomma tutti hanno saputo trovare il lato bello di sé.
Con una infinita dolcezza questo libro ci insegna ad essere felici per quello che  siamo, proprio come i personaggi del libro. E quale bambino (e adulto) può non innamorarsi all'istante di un libro simile?


I cinque splendidi protagonisti di questo libro ci insegnano una semplice ma non sempre evidente verità: siamo tutti un poi' malfatti e se riusciamo a fare dei nostri difetti il nostro punto di forza possiamo vivere felici. Inoltre se riusciamo a dare anche ai difetti degli altri una valenza positiva possiamo imparare molto.
E i perfetti? Fanno la fine che si meritano, ma non ve la svelo…

Della stessa autrice ho parlato anche qui e qui


domenica 12 giugno 2016

La storia del leone che non sapeva scrivere


A volte non sappiamo fare una cosa, ma poco ci importa, fino al momento che fare quella cosa ci serve. Allora saperla fare diventa una missione.
La storia di cui voglio parlare oggi parla proprio di questo. E' La storia del leone che non sapeva scrivere, di M. Baltscheit illustrata da M. Boutavant.
Ma ad un leone cosa serve saper scrivere, a lui basta saper ruggire, mostrare gli artigli, spaventare gli altri animali, o no?
Eppure un giorno vede una leonessa, bellissima, che stava leggendo. E una leonessa che legge deve essere una vera signora, il leone non si può avvicinare e ruggire e basta. Così decide di scriverle una lettera d'amore.
Ma se non sa scrivere?
Chiede aiuto agli altri animali con fare da leone, ovviamente, mica chiede "per piacere".
Ma c'è un problema, ogni animale a cui chiede scrive la lettera a modo suo e non rispecchia i sentimenti e i desideri del leone, ma i propri. Ad esempio la scimmia scrive che vorrebbe fare salti sugli alberi e mangiare banane con lei, l'ippopotamo vorrebbe condividere bagni nel fango e alghe, la mosca cosparge la lettera del suo profumo preferito (bleah!).. 
La lettera della giraffa se la mangia il coccodrillo, ma probabilmente neanche la sua sarebbe andata bene, così come quella del coccodrillo e dell'avvoltoio.
Il leone è disperato.
Urlando e ruggendo dice tutte le belle parole che avrebbe voluto scrivere alla leonessa.
"E perché non le hai scritte tu, allora"
Il leone si voltò: "Chi ha parlato?"
Indovinato?






E dall'alto del ramo, affianco alla leonessa, il leone guarda gli animali che con i loro corpi formano le lettere dell'alfabeto A, B, C...
Perché non è mai troppo tardi per imparare e se si ha fiducia nelle proprie capacità e si ha voglia di mettersi in gioco, con impegno, si può fare tutto!

Curiosità:
Questo libro è stato pubblicato per la prima volta in tedesco, nel 2002. E' stato poi scelto dall'Agenzia Nazionale Francese per la lotta contro l'analfabetismo come testo che sottolinea la possibilità di rendere accessibili la lettura e la scrittura a tutti.
La dedica iniziale recita:
Perché tutti i lettori più piccoli possano familiarizzare con i libri e le storie, scoprire il piacere e l'interesse di parlare e agire nel mondo in cui vivono, l'Agenzia nazionale francese della lotta contro l'analfabetismo ha scelto di valorizzare le iniziative che mettono i bambini a contatto con i libri e li aiutano a entrare progressivamente nei primi passi dell'apprendimento.
Lontano dalle idee acquisite sull'analfabetismo, questo libro concorre a un obiettivo maggiore: quello di cambiare il modo di guardare le persone con cui si viene in contatto, e di rendere possibile ai lettori di tutte le età, l'accesso alla lettura, alla scrittura e alle competenze di base che favoriscono quella scintilla che accende loro la voglia di apprendere.
Marie-Thérèse Geffroy 
Presidente dell'agenzia nazionale francese per la lotta contro l'analfabetismo

giovedì 2 giugno 2016

Chi trova un pinguino...


Era da un po' che volevo parlarvi di questo libro, una piccola coccola che gira per casa da tempo. Oggi finalmente, complici la pioggia e il giorno di festa, riesco a prendermi un attimo per farlo.
Il libro è Chi trova un pinguino... di Oliver Jeffers.
E' un libro semplice, sincero e tenero che inizia con il classico "C'era una volta..."
Un bambino un giorno apre la porta di casa e trova un pinguino, ma da dove è arrivato? si è perso?
Il pinguino sembra triste e il bambino decide di aiutarlo. Chiede all'ufficio oggetti smarriti, a degli uccelli che passavano di lì, alla sua paperella di gomma, ma niente... allora guarda sull'enciclopedia e scopre che i pinguini abitano al Polo Sud.
Decide così di partire per accompagnare a casa l'animale.
E qui inizia l'avventura e le emozioni che la storia e gli acquerelli delle illustrazioni ci trasmettono.
I vari toni del blu/azzurro e del verde si mescolano e cambiano mentre cresce l'amicizia tra il bambino e il pinguino, superano ostacoli, si raccontano storie e imparano a conoscersi.
Quando giungono finalmente al Polo Sud e il pinguino scende dalla barchetta, i due amici si separano. Ma sono tristi e soli. Il pinguino non si era perso, si sentiva solo.




E così il bambino, da buon amico, torna indietro, a cercare il pinguino!
Perché chi trova un pinguino...trova un tesoro!
Il racconto è meraviglioso, la dolcezza della storia e delle immagini entra dentro al lettore solo sfogliandolo. I colori che si mescolano, si confondono e si scambiano nelle loro diversità sono la metafora perfetta dell'amicizia.
Perché l'amicizia è un dono eccezionale, in tutte le sue forme, e si nutre della diversità dei suoi soggetti. Infatti il bambino e il pinguino sono profondamente diversi, ma ciò nonostante tra loro nasce e cresce un sentimento unico e speciale.
Questo libro è per i bimbi, ma è anche per noi grandi. Io personalmente lo regalerei a tutti i miei amici, vicini e lontani, perché sono un tesoro prezioso e per loro andrei e tornerei dal Polo Sud mille volte!