domenica 26 gennaio 2014

Il mostro che amava le storie




Ai miei bimbi piacciono le storie, lette, inventate, lunghe o brevi… e allora quale storia migliore per addormentarsi de Il mostro che amava le storie?
Il racconto, di Sabine de Greef, narra di un regno, di un re e di una principessa. E come in tutte le storie che rispettino c'è un terribile mostro, Osvaldo, e il re promette sua figlia in sposa al prode cavaliere che lo sconfiggerà!
L'unico a farsi avanti per salvare il regno dal mostro è Valentino che viene però deriso da tutti.
Osvaldo non si spaventa quando Valentino arriva, anzi, lo vuole distruggere, ma il piccolo cavaliere non ha paura, lui di mostri ne ha sconfitti a migliaia….
Ah si?! E come?
Di mostri ce ne sono tanti e ogni mostro ha la sua storia. 
Abbiamo poco da dire, noi genitori, che i mostri non esistono! Ci sono eccome, magari camuffati da persone normali, e i bambini lo sanno bene!!
C'è il mostro tontolone, quello pauroso, il mostro goloso e quello brutto, quello che soffre il solletico….. 
A Osvaldo la storia dei mostri di Valentino è piaciuta così tanto che non ha più voglia di spaventare la gente; così scende a patti: Valentino ogni sera gli racconta una storia e lui promette di non infastidire più nessuno!



Come ha ragione Valentino, le storie sono il modo migliore per tenere a bada i mostri! 
Anche quelli di noi grandi! C'è una storia per quando siamo tristi, una per quando siamo stati feriti, una per quando siamo allegri o dobbiamo fare qualcosa di importante, ci sono storie d'amore, di paura, che fanno ridere e anche storie malinconiche….
Ad ognuno il suo mostro… e ad ognuno la sua storia!

mercoledì 22 gennaio 2014

Perché raccontare storie





Le storie sono importanti, le parole sono importanti! E' bello parlare, parlarsi, raccontare, inventare….
Finalmente oggi sono riuscita a prendermi dieci minuti di tempo per leggere Uppa (Un Pediatra Per Amico) e l'editoriale mi ha emozionato.
L'ha scritto Anna Peiretti, scrittrice e direttrice della rivista La Giostra, e si intitola proprio Perchè raccontare storie. Volevo condividerlo con chi segue il blog, con chi ama le storie, i racconti e le parole! (Anche perchè avrei potuto scriverlo io….)

All'uscita dell'asilo nido, lungo il vialetto alberato, un bambino inciampa e cade. La mamma è un po' più indietro, ma un attimo dopo è lì che lo aiuta e rialzarsi e lo prende in braccio. Il bambino continua a piangere, ma non è perchè si è fatto male. La mamma decide di sedersi su una panchina, tenendo il bambino sulle sue ginocchia: "Dai, adesso ti racconto una storia".
Quella mamma sono io e il bambino è Lorenzo, quando aveva due anni e mezzo.
Le storie sono sempre state la via privilegiata, la soluzione a molti problemi, il ritmo che ha scandito i momenti della giornata. Mi sono chiesta spesso perché sono sempre ricorsa alle storie, considerandola la mia risorsa numero uno.
Perchè? Ma perchè è innanzitutto una grande fonte di piacere! Si prova molta soddisfazione a raccontarle, questo è certo. Lo sguardo che il  bambino restituisce all'ascolto appaga del tempo che si è deciso di regalargli. E' uno sguardo che restituisce gratitudine, stupore, e soprattutto crea un momento di speciale intensità nella relazione tra genitore figlio. Lewis carroll diceva che le storie sono doni d'amore; secondo me aveva ragione.
Con le storie si crea l'alfabeto della vita!
Vanno raccontate perché è come costruire mondi; trattandosi dunque di un'impresa importante, ne vale decisamente la pena. Narrare è sempre un processo creativo; con le parole si costruisce un mondo da abitare, che siano montagne oppure mari, castelli o capanne, città o angoli sperduti nelle foreste. Ogni geografia può vivere dentro le storie e il bambino nell'ascolto abita posti forse mai immaginati prima. Grazie alle storie possiamo costruire un repertorio di realtà possibili e fantastiche, e in tutte avere diritto di cittadinanza. Le storie insegnano come stare al mondo, e adattarsi in ogni situazione: il mondo che vive un bambino qui e adesso non esaurisce il ventaglio di possibilità di ciò che potrebbe accadere. Soltanto se capace di immaginare anche l'impossibile, il bambino scopre per lui possibilità reali di cambiamento, di crescita.
Si raccontano storie, poi, perchè sono anche un bel modo per costruire una grammatica delle emozioni. Le storie stimolano la parte destra del cervello, l'immaginazione e il cuore.
Per il bambino è bellissimo identificarsi nelle emozioni di una storia, sentirle sulla pelle come le proprie. Nelle storie ci sono tutti, proprio tutti, i sentimenti, perciò bisogna raccontarle ai bambini; sapranno così riconoscere e dare un nome a quel che proveranno dentro e lo esprimeranno in tutta la gamma dei colori delle emozioni.
Si raccontano storie perché in esse è nascosto anche il senso di esperienze negative, che hanno a che fare con i limiti di ogni essere umano; il male, il dolore, la morte. Le storie vanno raccontate necessariamente perchè sono perle che si sono create dalla polvere, sono il frutto del lavoro dell'ostrica; è inutile cercare di allontanare il limite dalla vita di un bambino, anzi, le storie servono per affrontarlo e per attraversarlo.
anna.peiretti@bussola.it

…alla prossima storia!

domenica 19 gennaio 2014

Superverme e Zog


Volevo iniziare scusandomi della mia lunga latitanza dal blog, e addurre le solite scuse, lavoro, casa, figli…. In realtà la mia nuova vita di mamma e lavoratrice a tempo pieno mi ha preso come un ciclone e ci ho messo un attimo a riprendere le redini della mia vita, compresi momenti per me e per le mie passioni (tra cui ovviamente i libri!!!).
Per recuperare il tempo "perso" ho deciso oggi di parlare di ben due racconti, degli ormai noti Julia Donaldson e Axel Scheffler. 
Ho già parlato del loro mondo fantastico, colorato e pieno di particolari e delle loro storie in rima, allegre da leggere e da animare (ricordo GruffalòBastoncino,Topo Brigantela chocciolina e la balena).

Superverme racconta la storia di un verme, questo però è tipo particolare perché furbo e molto generoso, aiuta sempre tutti! Salva una piccola rana che sta per essere investita, si trasforma in altalena per far divertire le api annoiate, ripesca un maggiolino caduto in un pozzo!
Un brutto giorno però un corvaccio lo rapisce e con la complicità di uno stregone lucertola lo costinge a lavorare per loro e cercare sottoterra dei tesori….
Ovviamente tutti gli abitanti del giardino si alleano per salvare il loro amico e, con un piano fantastico, sconfiggere i cattivi. Arrivano tutti: lumache, lucciole, bruchi, ragni, rane, api….
E Superverme, finalmente libero, torna a trasformarsi in altalena, scivolo, cintura, cappello, gru e chi più ne ha più ne metta, e a far divertire tutti!

Superverme, sei agguerrito,
forte, bello e pure ardito.
Tu che non ci hai mai tradito…
SUPERVERME, SEI UN MITO!




Zog è invece un draghetto pasticcione, che frequenta la scuola per draghi, dove impara a volare, a ruggire, a sputare fuoco, a rapire le principesse…. Ma Zog è un po' imbranato e ogni volta finisce per farsi male… per fortuna c'è Sabrina, che studia medicina e lo aiuta sempre.
Alla fine Sabrina e Ubaldo, un vero cavaliere con l'armatura, svestiti i loro panni ufficiali, diventeranno due bravi dottori...e Zog? La loro ambulanza volante, ovviamente!
Questi libro ci ricordano che il mondo ha bisogno di persone buone e generose che aiutino il prossimo, come fannoSuperverme, Sabrina, Ubaldo e Zog!!!
Quest'ultimo è ottimo anche per quelle mamme femministe e moderne che insegnano ai figli la parità, e che con un po' di ironia vogliono allontanarsi dai rigidi ruoli di cavaliere e principessa.

"La principessa da grande non farò,
io ho studiato e dottore sarò.
Il mondo è starpieno di botte e ferite,
che vanno trattate, curate, guarite!"
"Mi piace!" fa Ubaldo. "Ti voglio aiutare!
Ti porterò io dalla gente da curare".